L’istituto della legittima difesa… a cosa serve?

Se si potesse tracciare una mappatura etnica nella commissione dei reati in Italia, dando per scontato che anche i nostri volonterosi connazionali non sono da meno nel commetterli, vi è una sorta di specializzazione genetico-criminale delle  diverse etnie da noi dimoranti. Tunisini, Algerini, Marocchini, magrebini in generale si dividono le piazze dello spaccio; hashish, mariuana, piccole dosi di cocaina, sempre che non si diano alla più complicata jhiad islamica contro noi infedeli, l’exstasi e le pastiglie sintetiche sono al contrario distribuite dai ragazzi italiani nelle discoteche alla moda, tanto per non farci mancare nulla. Senegalesi e centroafricani, meno pericolosi dei primi, si contendono il traffico della contraffazione di prodotti esclusivi quali borse, scarpe, portafogli, cinture e  piumini griffati. I cinesi oltre a trafficare in identità, non si sa mai in quanti arrivino, decedano o partano nelle chinatown nazionali, sono dediti alla produzione e all’importazione di giocattoli contraffatti o non idonei alla vendita secondo i parametri di sicurezza europei. I sudamericani, meno invasivi, diventano molesti la notte a causa dell’abuso di alcolici quali birra, tequila, metzcal o alle continue risse tra giovanotti appartenenti a bande rivali. Gli Albanesi hanno pressoché il monopolio della prostituzione ed anche del narcotraffico internazionale. Di fronte a tale elenco dell’orrido qualche autodifesa esiste ancora…? Sarebbe pleonastico pensare che basti non acquistare droga o prodotti contraffatti, non incrementare il mercato della prostituzione, non mischiarsi in risse furibonde, insomma agire cum grano salis adottando la diligenza del buon padre di famiglia per sé e per i propri figli e rivolgersi alle forze dell’ordine quando  necessario. Ma ahimè, non è sufficiente. Non passa settimana che le cronache non riportino di aggressioni anche all’interno delle nostre case, nelle ville, quei luoghi protetti dove dovremmo sentirci al sicuro dal far west quotidiano. Anziani, pensionati, vengono malmenati, talvolta torturati e uccisi, giovani donne stuprate e depredate dei loro averi. “L’esercizio sportivo” di introdursi all’interno degli appartamenti è ormai quasi completamente nelle mani dei romeni e delle cosiddette bande dell’est. L’ultimo caso a Roma, un anziano spara e uccide un romeno colto in flagranza di reato mentre aveva già imbavagliato la moglie. Ma non è che l’ultimo episodio di una catena di aggressioni commesse da bande ben organizzate di soggetti provenienti dall’est europeo, tanto l’Italia è un paese di poeti, santi ma anche di naviganti scrupolosamente senza il permesso di soggiorno e se me lo chiedono fornisco dati anagrafici inventati al momento, al massimo verrò processato in contumacia. Ricordiamo l’anno scorso i tragici eventi del bancario di  Perugia che venne ucciso per salvare la propria compagna dalla violenza sessuale dopo la rapina in villa, o il massacro di una coppia di anziani nel viterbese o la violenza sempre consumata da romeni su una donna di 54 anni a Resina, con la nipotina di 14 anni che dormiva nella stanza a fianco. Un elenco mostruoso che potrebbe continuare pressoché all’infinito. L’articolo 52 del nostro codice penale parla della legittima difesa stabilendo i principi secondo i quali questa può diventare una causa esimente delle proprie responsabilità. La scriminante è ispirata al brocardo latino (tratta dal Digesto Giustinianeo) vim vi repellere licet e la ratio va individuata nella prevalenza attribuita all'interesse ingiustamente aggredito piuttosto che all'interesse dell'aggressore. In estrema sintesi, senza entrare in eccessivi tecnicismi, chi viene aggredito è legittimato a difendersi purchè lo faccia contestualmente ed in modo proporzionato all’aggressione subita. Se non vi è ingiustizia nel bene offeso, contemporaneità dell’aggressione e proporzionalità di condotte, siamo al di fuori della legittima difesa e staremmo per compiere un reato. Ma vi è di più. Il secondo comma del presente articolo stabilisce una presunzione di proporzionalità, ovvero, se la condotta aggressiva del colpevole è commessa all’interno del proprio domicilio, privata dimora, esercizio commerciale o professionale si da per scontata che sussista l’equivalenza di proporzione tra aggressione e reazione; quindi anche all’interno delle famose ville che pocanzi descrivevamo dove vengono consumate rapine ed omicidi. All’interno di esse, deve e non dovrebbe (come spesso accade nelle aule processuali), prevalere la presunzione assoluta di proporzionalità tra chi spara all’interno del proprio appartamento e chi vi si introduce con qualunque fine e scopo, sia a mani vuote che armate, includendo in questo concetto anche gli altri due parametri di cui al primo comma, ovvero, ingiustizia del bene leso e contestualità della condotta difensiva. Non vi dovrebbe essere alcuno sforzo intellettuale e giuridico per definire gli ambiti comportamentali di chi si introduce notte tempo nelle abitazioni altrui mettendo a repentaglio l’incolumità dei dimoranti, non è ammissibile concedere anche questo “vantaggio” processuale all’aggressore. Invece vi sono i giudici della Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione che hanno stabilito il seguente principio: “L’art. 52, comma 2, introdotto dalla l. n. 59 del 2006, ha stabilito la presunzione di sussistenza del requisito della proporzione tra offesa e difesa, quando sia configurabile la violazione di domicilio dell’aggressore, ossia l’effettiva introduzione del soggetto nel domicilio altrui, contro la volontà del soggetto legittimato ad escluderne la presenza. In tale caso, l’uso dell’arma legittimamente detenuta è ritenuto proporzionato per legge, se finalizzato a difendere la propria o l’altrui incolumità ovvero i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”. - In presenza di dette condizioni, non è rimesso al magistrato il giudizio sulla proporzionalità della difesa all’offesa, essendo tale rapporto sussistente per legge; e ciò vale sia in ipotesi di legittima difesa obiettivamente sussistente, sia in ipotesi di legittima difesa putativa incolpevole. Nel caso, però, in cui l’agente abbia ritenuto per errore, determinato da colpa, di trovarsi nelle condizioni previste dalla difesa legittima, obiettivamente non sussistenti, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo. Ciò posto significa che nel cuore della notte, nonostante sia stata violata la tua privacy, con violenza sulle cose, ti sia intimato con minaccia la consegna del bottino e sia guardata con cupidigia tua moglie o tua figlia, dovresti essere in grado di capire se il principio di desistenza possa applicarsi al fatto concreto che stai subendo e solo in caso affermativo sarai libero di difenderti con il tuo revolver legittimamente detenuto.Ciò detto, è evidente che i principi giuridici della Suprema Corte testè detti, così chiari e netti, non tengono conto dell’emotività, dell’angoscia, dell’adrenalina e dello shock che corrono vibranti nell’aria di chi sta tranquillamente dormendo in casa ed a un bel momento, nel cuore della notte, si trova davanti  quattro energumeni che menando fendenti qua e la ordinano, di aprire la cassaforte, pena la morte sua e dei suoi cari. “Facile” esprimere massime penali, principi giuridici e giudicare un pensionato, che ha sparato ad un rumeno all’interno della propria abitazione, dallo scranno di un aula giudiziaria qualche anno dopo l’accaduto, col solo rischio di rompersi un unghia nel manovrare codici e manuali! Così come leggiamo di aggressioni e violenze consumate tra le mura domestiche, spesso sentiamo di processi sfinenti, economicamente massacranti per coloro che subita la rapina e usate le armi per difendersi, devono ri-difendersi nelle aule processuali per l’omicidio del rapinatore di turno. Vi è un vulnus incolmabile tra ciò che prevede la norma di legge, la giurisprudenza prevalente e l’accadimento specifico. Rumori che improvvisi pervadono l’ appartamento, di soprassalto ti svegli, un brivido freddo corre lungo la schiena, un palpito, il battito cardiaco che aumenta, il buio nella notte, tutto è avvolto dalle tenebre, pensieri che corrono veloci sulle pareti fino ad arrivare nella camera da letto dove dormono i tuoi figli, tua moglie, non certo dove nascondi i tuoi averi, le voci stridenti degli aggressori che si fanno sempre più vicine come in un abbraccio mortale ed in un italiano malandato si fanno ben capire a suon di sberle e di botte, gli strepitii dei soprammobili che si infrangono, la solitudine dai vicini che in quell’attimo sembra vivano sulla Luna, la vita che in un solo momento rischia di volar via… ecco estraggo l’arma e sparo, sparo, sparo…speriamo scappino del resto non me ne occupo… forse oggi ho salvato i miei cari e questo è quello che conta!    

xxsidebar-frasca

Contatti

  • Via Olmetto, 5
  • 20123 Milano